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TRANSITUM. Fabrizio Cotognini
GALLERIA MOSHE TABIBNIA

In occasione di “Transitum”, mostra personale dell’artista Fabrizio Cotognini, curata da Marina Dacci e visibile in BUILDING dal 3 aprile al 19 luglio 2025, la Galleria Moshe Tabibnia, dal 3 aprile al 5 luglio 2025, accoglie la scultura “L’iperboreo” (2025) e alcuni disegni preparatori con una preziosa scenografia di matrice persiana, nella quale animali ed elementi naturali fanno da protagonisti. Frutto delle più importanti manifatture della Persia Safavide, gli esemplari tessili esposti, mirano a ricreare l’ambiente naturale al bronzeo cigno.

Il tema dominante è quello denominato “a giardino”, che nella prima sala viene affrontato in diverse declinazioni a seconda della manifattura, della committenza e del periodo storico. Questo tema viene ripreso dai sovrani Safavidi dall’antica Persia per la sua forte connotazione simbolica. Visto come metafora stessa della creazione divina, il giardino si configura come l’ombra del paradiso e si trasforma in una mappa celeste dove i padiglioni sono la volta del cielo, i sentieri la Via Lattea, l’acqua la fonte di vita eterna. Questo impianto prima di farsi decorazione nell’ambito tessile è una caratteristica architettonica importante nei Palazzi Reali persiani. Un esempio, il sito archeologico di Pasargade, risalente al VI secolo A.C., nel quale le rovine di due Palazzi reali mostrano i resti dei corrispettivi giardini.

Nelle pareti laterali si specchiano due grandi frammenti di tappeto con impianto decorativo “Chahar Bagh”, che prevede canali d’acqua ortogonali che dividono lo spazio in aiuole lussureggianti, dove crescono grandi alberi fogliosi e altri elementi floreali. L’acqua è sapientemente restituita e riconoscibile grazie alle increspature superficiali e in questa corrente silenziosa nuotano pesci di diversi colori. Dove si incrociano i canali troviamo delle fontane o piscine in cui riposano volatili acquatici. La visione a volo di uccello e la scelta dell’esposizione in verticale, ci permette di apprezzare al meglio questo spazio sapientemente organizzato, nel quale la cinta di protezione divide e protegge dal mondo esterno. Nel giardino non sono solo rappresentate immagini edeniche di una natura ordinata e lussureggiante, ma anche scene di combattimento, nel quale l’uomo fa mostra del suo coraggio e che richiamano il ciclo vita morte. Tra gli esemplari più antichi, risalenti al XVI secolo e tessuti nell’area di Kerman, troviamo due porzioni di bordura con scene di lotta tra animali sia fantastici che reali; all’interno di ciascun medaglione una fiera e la sua preda si avvolgono con andamento circolare.

Nella pedana vediamo invece un tappeto cosiddetto “Sanguszko”, la cui lettura dell’impianto decorativo predilige un lato corrispondente all’ingresso della Galleria, accogliendo così il visitatore. Qui, uccelli del paradiso, pappagalli, pavoni e fenici abitano il campo color blu scuro, definendo con la loro presenza i diversi piani grazie alle sapienti sovrapposizioni con gli elementi fi- tomorfi in cui sono immersi, dove spiccano le grandi foglie falciformi “saz” e i cipressi. Il significato della predominante presenza di voltatili va cercata nella tradizione poetica persiana, in cui spicca il poema “Il cantico degli uccelli” del XII secolo, nel quale diverse specie di volatili affrontano un lungo e difficoltoso viaggio alla ricerca del “Simurgh”, il loro re, percorso che diventa metafora della fede, allegoria della ricerca di Dio. Un uccello del paradiso si affaccia nel frammento Hatvani, prezioso cimelio di un grande tappeto ad oggi diviso in più porzioni; e ancora, troviamo un usignolo e un fagiano rispettivamente nel frammento di velluto e di lampasso esposti nella parete di fronte. Materiali nobili quali seta, oro e argento presenti in queste preziose testimonianze, non sono un’esclusiva del repertorio tessile da abbigliamento. Nell’esposizione possiamo apprezzare un maestoso tappeto cosiddetto “Polonaise”, preziosissima produzione di annodato in cui il vello è in seta e alcune zone presentano broccature con filati d’argento e d’oro.

Nella sala rivolta al giardino interno, invece, trovano spazio dei magnifici esemplari di tappeti annodati realizzati interamente in seta. In questi manufatti la lucentezza liquida del materiale e gli impianti decorativi naturalistici sono un fil rouge che accompagna il visitatore in questo viag- gio all’interno delle diverse declinazioni del giardino persiano. Di seta anche i due piccoli frammenti nelle teche, capolavori del XVI secolo, la cui finezza e altissima densità permette di accostarli alla produzione tessile dei velluti.

Il percorso espositivo continua al piano superiore con un’ultima tappa nella biblioteca, luogo d’eccellenza di studio e formazione, dove altri disegni preparatori sul cigno reale trovano affinità e un nuovo dialogo con i volumi custoditi al suo interno.

dal 03/04/2025 al 19/06/2025
Galleria Moshe Tabibnia
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