I venti arazzi con Storie di Giuseppe, voluta dal duca Cosimo I de’ Medici e tessuta tra il 1545 e il 1553 su disegno di tre dei maggiori artisti dell’epoca, Agnolo Bronzino, Jacopo Pontormo e Francesco Salviati, tornano a Firenze, in Palazzo Vecchio, esposti a rotazione in cinque cicli espositivi (dal 26 febbraio 2019 al 29 agosto 2021).
La magnifica serie in origine adornava la Sala dei Duecento di Palazzo Vecchio, l’antica aula consiliare della città. Quando Firenze era capitale del Regno d’Italia, tra il 1865 e il 1871, la serie fu divisa e dieci dei venti arazzi entrarono a fare parte del patrimonio reale, per poi giungere nel Palazzo del Quirinale a Roma e quindi infine passare in dotazione alla Presidenza della Repubblica. Gli altri dieci rimasero a Firenze, di proprietà delle ‘Gallerie’ statali della città, e nel 1872 vennero concessi in deposito al Comune da poco insediatosi in Palazzo Vecchio.
Da allora la serie è rimasta divisa tra Roma e Firenze, finché la mostra itinerante Il Principe dei Sogni. Giuseppe negli arazzi medicei di Pontormo e Bronzino, organizzata in occasione di Expo 2015, non ha permesso di vederla di nuova riunita, per la prima volta dopo un secolo e mezzo, nel Palazzo del Quirinale a Roma, nel Palazzo Reale a Milano e infine in Palazzo Vecchio, nella stessa sala per la quale fu tessuta, la Sala dei Duecento. Terminata la mostra, la sala è tornata a ospitare le riunioni del Consiglio cittadino, ma con nuovi arredi e impianti, appositamente progettati per rendere possibile un’ideale convivenza tra la sua funzione istituzionale, la stessa per la quale fu costruita all’inizio del XIV secolo, e l’esposizione dei monumentali arazzi che in una diversa fase della sua storia ne adornavano sontuosamente le pareti.
Grazie a un accordo speciale tra il Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e il Comune di Firenze, oggi la Sala dei Duecento, nei giorni in cui non ospita le sedute consiliari, entra a fare parte del percorso di visita del palazzo, per consentire al pubblico di ammirare i preziosi arazzi, di nuovo uniti e qui esposti nel più assoluto rispetto delle particolari esigenze conservative di questo genere di manufatti.