L’Oratorio dei Bianchi, una delle sedi espositive dalla Galleria Regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis a Palermo, consentirà al pubblico di assistere al restauro di otto arazzi fiamminghi tardo cinquecenteschi, diretto da Giacomo Mirto e promosso dalla Regione.
La collezione di arazzi fiamminghi in lana e seta donata alla Chiesa Madre di Marsala nel 1589 dal canonico della Cattedrale di Mazara monsignor Antonino Lombardo proverrebbe dalla Corte spagnola.
Gli arazzi, per episodi, narrano la conquista di Gerusalemme da parte dei romani Vespasiano e Tito secondo il De bello Judaico di Giuseppe Flavio. L’iconografia ha però significato allegorico: in tempi di Controriforma la speranza era quella di ottenere la clemenza di Filippo II nei confronti dei calvinisti olandesi, così come l’imperatore romano era stato benevolo nei confronti degli ebrei.
Gli arazzi sono rimasti appesi per secoli nella zona absidale della Chiesa Madre fino a quando, nel 1893, crollò la cupola. In quella occasione si pensò addirittura di metterli in vendita per far fronte alle spese di ricostruzione. Nel 1965 la Regione Siciliana ne restaurò alcuni che versavano in pessime condizioni, ma fu solamente nella prima metà degli anni Ottanta che iniziò la loro valorizzazione e la presentazione al pubblico all’interno di un piccolo museo vicino alla chiesa.
A fine restauro gli arazzi troveranno però un nuovo museo ad accoglierli a Marsala. Sono infatti stati da poco messi a bando i lavori di recupero e adeguamento museale della Chiesa del Collegio.
La collezione di arazzi fiamminghi in lana e seta donata alla Chiesa Madre di Marsala nel 1589 dal canonico della Cattedrale di Mazara monsignor Antonino Lombardo proverrebbe dalla Corte spagnola.
Gli arazzi, per episodi, narrano la conquista di Gerusalemme da parte dei romani Vespasiano e Tito secondo il De bello Judaico di Giuseppe Flavio. L’iconografia ha però significato allegorico: in tempi di Controriforma la speranza era quella di ottenere la clemenza di Filippo II nei confronti dei calvinisti olandesi, così come l’imperatore romano era stato benevolo nei confronti degli ebrei.
Gli arazzi sono rimasti appesi per secoli nella zona absidale della Chiesa Madre fino a quando, nel 1893, crollò la cupola. In quella occasione si pensò addirittura di metterli in vendita per far fronte alle spese di ricostruzione. Nel 1965 la Regione Siciliana ne restaurò alcuni che versavano in pessime condizioni, ma fu solamente nella prima metà degli anni Ottanta che iniziò la loro valorizzazione e la presentazione al pubblico all’interno di un piccolo museo vicino alla chiesa.
A fine restauro gli arazzi troveranno però un nuovo museo ad accoglierli a Marsala. Sono infatti stati da poco messi a bando i lavori di recupero e adeguamento museale della Chiesa del Collegio.
Fonte: “Il Giornale dell’Arte”, dall’articolo A Palermo otto arazzi restaurati in diretta - Nell'Oratorio dei Bianchi il pubblico può assistere ai lavori del laboratorio, Giusi Diana, 27.11.2020